Sant’Antonio da Padova

BERNARDO STROZZI (Genova 1581- Venezia 1644)
Inv. 513
Sant’Antonio da Padova

Il dipinto rappresenta il ritratto del noto santo padovano vestito con il saio bruno dei frati minori conventuali. In mano tiene il libro simbolo della dottrina teologica e il giglio simbolo della purezza e attributo del santo. L’iconografia del dipinto era di grande diffusione nell’arco del Seicento.
Si tratta di una rappresentazione devozionale di una visione mistica narrata nel Liber Miraculorum: il santo trovatosi in una città della provincia padovana a predicare venne ospitato in casa da uno degli abitanti, proprio nel momento in cui quest’uomo sta mostrando la camera in cui il santo può ritirarsi per la preghiera, vede comparire tra le mani del Santo un bambino gioioso che il santo abbracciava. Il bimbo simbolo della purezza non è rappresentato nel dipinto ma si intuisce la gioia estatica del frate.
L’opera fa parte di una serie di quadri dal medesimo soggetto realizzati dallo Strozzi durante gli anni Trenta del XVII secolo, a partire dal primo esempio conservato nella chiesa di San Nicolò ai Tolentini a Venezia. Il dipinto asolano risulta più statico rispetto all’esempio veneziano. In questi anni infatti ci fu una vera e propria moda in ambiente veneziano che vedeva il santo essere il soggetto prediletto tra le opere di devozione privata veneziane.
Nell’opera numerose sono le influenze che si possono riscontrare: in primis l’influenza fiamminga soprattutto della ritrattistica di Pieter Paul Rubens e dei nordici, ma questa viene rivista alla luce della grande rivoluzione caravaggesca che in Strozzi si fonde con l’arte veneziana e la sua esplosione coloristica.

8rubens
PIETER PAUL RUBENS, Compianto sul corpo di Cristo deposto, 1605-6, olio su tela, Roma, Galleria Borghese