San Bonaventura da Bagnoregio leggente

GIAMBETTINO CIGNAROLI (Verona 1706-1770)
Inv.456
San Bonaventura da Bagnoregio leggente

L’opera rappresenta il santo nella sua iconografia classica: il saio francescano e i suoi attributi come il libro, il galero cardinalizio e il pastorale. I dipinti dedicati al santo sono molto rari fino al XVI per esplodere poi a seguito della sua canonizzazione.
Il dipinto è stato pesantemente restaurato a causa di numerose abrasioni soprattutto nel volto e nel braccio destro della figura cercando di restituirne la sua lucentezza originale che illumina l’uomo.
Inizialmente l’attribuzione del dipinto era molto generica “Pittore bolognese del XVII secolo” in quanto emerge una grande attenzione al dato naturalistico e alla consistenza volumetrica che sono caratteristiche della scuola bolognese fondata dai fratelli Carracci e poi proseguita fino al Settecento.
Successivamente la derivazione collezionistica del dipinto ha mutato l’origine, annoverando l’opera all’interno della pittura veronese e attribuendola al Cignaroli: infatti il dipinto sarebbe citato nell’inventario mantovano di Ippolito Bevilacqua redatto nel 1771. A confermare quest’attribuzione inoltre alcuni disegni del pittore, conservati presso la Pinacoteca Ambrosiana; uno di questi disegni, del 1746, rappresenta il dipinto asolano.

11Carracci_-_Der_Bohnenesser
ANNIBALE CARRACCI, Il mangiafagioli, 1584-85, olio su tela, Roma, Galleria Colonna.