Ester e Assuero

PITTORE VENETO, TERZO QUARTO DEL XVIII SECOLO
Ester e Assuero
Olio su tela, inv. 708
Salomone idolatra
Olio su tela, inv. 709

I due dipinti, che per identità di misure e di stile formano evidentemente una coppia, riprendono due soggetti vetero-testamentari di diversa fortuna iconografica. Nella prima Ester, giovane ebrea di grande bellezza, intercede presso il re persiano Assuero, al fine di impedire il massacro del suo popolo. La seconda ricorda la vecchiaia di Salomone, quando il re d’Israele iniziò ad arrendersi sempre più ai culti pagani introdotti dalle sue molte donne straniere. Salomone in questo caso è attorniato da tre giovani donne che lo assistono e quasi lo spingono ad adorare il simulacro.
Entrambe le opere sono esemplate su modelli nobili, derivati dalle stampe di Pietro Monaco edite nella prima edizione della raccolta del 1743. Ester e Assuero riprende quindi il bozzetto realizzato da Sebastiano Ricci per il dipinto di identico soggetto, oggi custodito a Roma presso il Palazzo del Quirinale. Tale bozzetto, oggi conservato alla National Gallery di Londra, si differenzia dal dipinto finito per alcuni accorgimenti: il primo soldato in piedi a sinistra, ad esempio, non indossa l’elmo e la tenda del baldacchino scende fino alle spalle del re, lasciando intravedere le nappe della sommità. L’incisione di Pietro Monaco è di fatto derivata da questa versione preparatoria. Tuttavia rispetto al bozzetto del Ricci e alla sua traduzione incisoria, il dipinto asolano ha uno sviluppo orizzontale, forse al fine di uniformarlo con il suo pendant, raffigurante Salomone idolatra.

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Quest’ultimo invece riprende un’incisione derivata da un dipinto perduto di Antonio Arrigoni. Anche in questo caso però il dipinto asolano si discosta in parte dall’incisione del Monaco, semplificandone la composizione. Si riduce infatti il numero dei personaggi, il nano seduto ai piedi del trono scompare, mentre le cinque donne si riducono a tre.
Le tipologie di entrambe le opere, mai coincidenti con i modelli grafici, possono condurre all’identificazione di un autore partecipe a quella sorta di cosmopolitismo stilistico del terzo quarto del secolo rappresentato da pittori che dopo aver maturato un’esperienza veneziana di carattere neoveronesiano, con riferimento precipuo a Sebastiano Ricci e al suo lascito, sono operanti nella periferia alpina sul quadrante di nord est del Vento e Friuli, con diramazioni verso la Slovenia, e possono aggiornarsi guardando ai modelli grafici diffusi dalla Capitale lagunare.