Busto di Domenico Manera

ANTONIO TONIN (Possagno 1795-1882)
Busto di Domenico Manera
Marmo, inv. 593

Il busto asolano che rappresenta il volto di Domenico Manera, potrebbe essere catalogato come opera “di traduzione”, ipotizzando che lo scultore Antonio Tonin (secondo cugino di Antonio Canova) avesse ripreso il busto dal modello in gesso eseguito dal Canova, di cui si ha testimonianza aBusto di Domenico Manerattraverso una nota del 1829, oggi conservata presso l’Archivio di Fondazione Canova, in cui si legge: «Nota de’ Gessi e de’ Marmi lavorati che dallo Studio Canova in Roma verrano trasportati a Possagno», «cassa n.38. Ritratto di Domenico Manera Canova modello, come opera di Canova».
Tale soluzione non si ritiene possa essere plausibile anche alla luce del confronto stilistico con l’inedito gesso del Ritratto di Antonio Manera dai caratteri diversi.
Le circostanze della realizzazione del modello da parte di Canova e, ipoteticamente, della traduzione stessa possono essere quelle della presenza sia di Manera che di Tonin nello studio di Roma, circa nel 1812. Del resto il ritratto sembra potersi associare nella sua concezione e idealizzazione all’Autoritratto di Canova spettante a quell’anno, una versione del quale è oggi presente presso il Tempio di Possagno.