ANTONIO CANOVA INVENTORE

ANTONIO CANOVA INVENTORE E LE TRADUZIONI ALL’ACQUAFORTE DI LUIGI CUNEGO, GIOVANNI MARTINO DE BONI, PIETRO FONTANA, DOMENICO MARCHETTI, ANGELO TESTA E MICHELE TORRES, inv. 598

DOMENICO MARCHETTI (Roma/Venezia 1780- documentato a Roma fino al 1844)
Erodoto e Clio
Rame battuto, inciso all’acquaforte e inciso a bulino
Sofocle e Melpomene
Rame battuto, inciso all’acquaforte e inciso a bulino
Talia e Aristofane
Rame battuto, inciso all’acquaforte e inciso a bulino

LUIGI CUNEGO (Verona 1757-Roma 1823)
Tersicore e Pindaro
Rame battuto, inciso all’acquaforte e inciso a bulino

GIOVANNI MARTINO DE BONI (Venezia 1753- documentato a Roma fino al 1831)
Calliope e Omero
Rame battuto, inciso all’acquaforte e inciso a bulino

Socrate e Fiosofia
Rame battuto, inciso all’acquaforte e inciso a bulino

PIETRO FONTANA(Bassano del Grappa 1762- Roma 1837) E MICHELE TORRES (1782 – documentato a Roma e a Napoli fino al 1830)
Polinnia e Mnemosine
Rame battuto, inciso all’acquaforte e inciso a bulino

GIOVANNI MARTINO DE BONI (Venezia 1753- documentato a Roma fino al 1831)
Giunone e tre amorini
Rame battuto, inciso all’acquaforte e inciso a bulino

ANTONIO TESTA (1775 circa- documentato a Roma fino al 1830)
Urania e Talete
Rame battuto, inciso all’acquaforte e inciso a bulino
Danza delle Grazie con amorino musicante
Rame battuto, inciso all’acquaforte e inciso a bulino

Antonio Canova fu il primo scultore ad utilizzare la stampa come mezzo di diffusione della sua arte. Lo scultore, che non praticò mai di persona le tecniche incisorie, si serviva di una equipe qualificata di disegnatori e di incisori che egli seguiva in ogni fase di realizzazione, poiché tutto doveva seguire la sua idea creativa ed estetica. Le cosiddette stampe di traduzione, riportavano quindi su carta le opere canoviane al fine di ‘pubblicizzarle’ in tutto il mondo. Ma se nelle incisioni di opere scultoree lo scopo è prettamente commerciale, la stessa cosa non può essere detta per le incisioni delle tempere, eseguite dal Canova soprattutto negli ultimi anni del Settecento.
Qualificate come «ricreazioni», dallo stesso Canova, le tempere offrono tuttavia l’occasione di evocare «una classicità in chiave diminutiva» e una grazia meditata. Costituiscono infatti un momento di riflessione e di studio da parte dell’artista che in alcuni casi riporta nel marmo i soggetti raffigurati con la tempera. La diffusione incisoria quindi di quest’ultime ha lo scopo di divulgare i contenuti dell’operato canoviano.
Pertanto, tratte dalle tempere ora a Possagno, le acqueforti con finitura a bulino in campo nero, sull’esempio delle pitture rinvenute nel sito di Ercolano, incise nella stamperia annessa allo studio da Luigi Cunego, Giovanni Martino De Boni, Pietro Fontana, Domenico Marchetti, Angelo Testa e Michele Torres avevano tale scopo divulgativo. Le matrici da cui furono tratte con l’intero nucleo di rami (circa 167) si conservano presso l’Istituto Nazionale per la Grafica in Roma, già Calcografia Nazionale.

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Antonio Canova, Ninfa con amorini, Possagno, tempera su carta