Riposo durante la Fuga in Egitto

DIONISO BATTAGLIA (Verona 1509- 1565)
Riposo durante la Fuga in Egitto
Olio su tela, inv. 464

Il tema del dipinto è quello del riposo durante la fuga in Egitto. Maria è raffigurata mentre allatta Gesù Bambino; Giuseppe, anziano secondo la tradizione e con modesti abiti, osserva pensoso. Si notano i piccoli bagagli e il bastone del santo, pochi effetti personali portati per il loro viaggio, tipici oggetti dell’iconografia del pellegrino. Sulla sinistra l’asino bruca l’erba. L’animale che accompagna la Sacra Famiglia in questo esilio è rappresentato tradizionalmente con una valenza positiva, in quanto cavalcatura di Gesù all’ingresso di Gerusalemme; qui diventa metafora dell’umiltà del Redentore. Sopra il gruppo, in cielo, tra le nuvole, si alza una gloria d’angeli. Essi, rappresentati come bambini alati, osservano e proteggono la famiglia. Nelle loro mani tengono dei piccoli ramoscelli. Secondo i Vangeli Apocrifi, infatti, durante il riposo, Maria e Giuseppe hanno trovato ristoro sotto una palma, la quale, dopo un ordine di Gesù, ha inclinato i suoi rami per dar loro frutti e successivamente ha sgorgato acqua. Per ringraziare la volta celeste di questo miracolo, definito miracolo della Palma, Gesù ha consegnato agli angeli dei rami da portare in Paradiso, al Padre, come segno di riconoscenza. In quest’opera però non è rappresentata la palma tradizionale. Si potrebbe supporre, anche osservando le caratteristiche dell’albero, che possa trattarsi di un tasso. Quanto ai ramoscelli tenuti dagli angeli le foglie sono arrotondate e non aghiformi e disposte a pettine come quelle del tasso, si rappresentano anche bacche bianche. Per le forti assomiglianze potrebbero essere rami di mirto.
A destra della tavola, in secondo piano, emerge una città.
L’opera in questione, attribuita al pittore veronese Dioniso Battaglia, racchiude in sé caratteristiche pittoriche derivanti da diverse scuole artistiche. La prima fa riferimento all’ultima stagione della pittura raffaellesca, dove la rigorosa costruzione formale si sostanzia nell’utilizzo di un lume sostenuto capace di trascolorare le vesti della Vergine, la cui sofisticata eleganza formale appare già minata da inquietudini manieristiche. Ciò si rileva nella posa e in particolare nella torsione del busto, e ancora nella silenziosa comunicativa individuale dei personaggi. Se il gruppo della Sacra Famiglia rinvia quindi a modelli romani del secondo e terzo decennio del Cinquecento, il rapporto fra le figure e l’ambiente rinvia a motivi tizianeschi diffusi proprio nel secondo e terzo decennio del secolo. Ciò si evince dalla figure portate in primo piano e tenute in posizione laterale per lasciare spazio al paesaggio retrostante. Dal punto di vista coloristico invece il dipinto rimanda al padre della scuola pittorica mantovana, ovvero Giulio Romano. Si può osservare infatti la prevalenza di grigi, verdi intensi e azzurri e l’organizzazione delle zone cromatiche su fondo nero-bruno. Infine la dolcezza del volto della Vergine richiama alla mente i volti femminei dei dipinti del Parmigianino (si veda per un confronto la Madonna con il Bambino e gli angeli meglio nota come Madonna dal collo lungo, 1534-40, oggi conservata presso la Galleria degli Uffizi a Firenze).

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